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Il marketing ai tempi del Covid: intervista a Simone Moriconi

18-12-2020 23:27

Chiara Santato

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Il marketing ai tempi del Covid: intervista a Simone Moriconi

Sono cambiate le nostre abitudini di consumo durante la pandemia? Come? Cosa hanno fatto i piccoli imprenditori per reagire?

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Sono cambiate le nostre abitudini di consumo durante la pandemia? Come? Cosa hanno fatto i piccoli imprenditori per reagire? Lo abbiamo chiesto a Simone Moriconi, Consulente e Temporary Marketing Manager, specializzato nell’organizzare, gestire e migliorare il marketing di piccole e medie imprese. Collabora come docente di marketing con l'Università di Urbino e con MeliusForm Business School. Fa parte di Warehouse Hub, organizzazione innovativa a vocazione sociale con sede nelle Marche.

 

 

Per lavoro ti occupi di gestire e migliorare il marketing di piccole e medie imprese. Quali cambiamenti hai visto in questo campo nell’arco del 2020? Come è cambiato l’atteggiamento degli imprenditori? Quali sono i nervi scoperti?

Quello che ho visto nelle imprese quest’anno è una sentita e continua incertezza. Aver vissuto alti e bassi di fiducia, false ripartenze, illusioni di rinascita continuamente azzerate dai nuovi lockdown, ha generato in alcuni imprenditori un grande senso di frustrazione. Per alcuni settori, poi, si tratta di un vero e proprio dramma.

 

Se vogliamo trovare un lato positivo in questo 2020, personalmente ho visto diversi imprenditori avere piena fiducia nelle proprie capacità ed attingere alle proprie risorse per farcela. La cosiddetta resilienza, termine quanto mai abusato, ma credo il più corretto per descrivere l’atteggiamento di tante imprese nel gestire questo annus horribilis.

 

Un aspetto che ho notato, inoltre, è una maggiore focalizzazione sul ragionamento strategico. Sono improvvisamente cambiate le carte in tavola, ed è stato necessario per tutti un cambio di approccio. Questo ha portato a fare strategia, immaginare scenari, prendere in mano con forza la gestione d’azienda e quella finanziaria, ossia oculatezza nella gestione dei costi e delle risorse, fondamentale per “traghettare la barca” a riva sicura. Speriamo sia stata raggiunta da tutti in questa fine dell’anno.

 

E poi, come non menzionare la corsa all’e-commerce, in tanti settori, in particolare nel business-to-business. Aziende abituate a sviluppare relazioni commerciali con viaggi all’estero e fiere di settore, ad esempio, hanno dovuto forzatamente aprire nuovi canali commerciali e piattaforme digitali per comunicare e vendere sui mercati locali ed esteri.

 

Passando al periodo del Natale, momento in cui tutti noi siamo spinti a consumare di più: puoi tracciare alcuni trend rispetto a come i consumatori si stanno comportando durante questo periodo segnato dal Covid? Noti sfumature diverse rispetto agli anni scorsi?

 

Sicuramente si nota una tendenza a favorire i prodotti locali e gli acquisti nei negozi di prossimità. Questo è agevolato anche dall’iniziativa del cashback di stato, molto utile a mio avviso.

 

Inoltre, a seguito delle limitazioni agli spostamenti e della progressiva digitalizzazione negli acquisti, si vedono molte aziende, anche piccole, aver attivato efficaci sistemi di vendita online, con offerta full service: dal box regalo, ordinabile online, alla personalizzazione del messaggio, fino alla consegna a destino.

 

Il trend della personalizzazione si nota anche tra le grandi aziende: ad esempio, Bauli con il panettone personalizzabile tramite un configuratore sul sito web, Mulino Bianco che permette di creare scatole con messaggi personalizzati e spedirle, o M&M’s che fa creare confettini unici usando le proprie immagini, sempre caricabili dal sito.

 

Credo che questo Natale lascerà un ulteriore solco nelle abitudini di scelta e acquisto online, tutto a favore di quelle realtà che sanno “impacchettare” e comunicare bene la propria offerta (non solo nei periodi di feste) e promuoverla con astuzia e freschezza sui social media.

 

 

Ti chiedo anche un’altra riflessione sul Natale. Oltre a cosa stiamo consumando, noti un cambiamento anche in termini etici? Consumiamo con più consapevolezza? Sia in termini di acquisti solidali ma anche di impatto ambientale.

 

Il trend della sostenibilità ambientale era ben presente prima del Covid. Il 2019 è stato l’anno di Greta Thunberg e dei Fridays for Future, che hanno mosso le coscienze di milioni di giovani. La pandemia ha messo in secondo piano questa sensibilità, sia a livello mediatico che personale, probabilmente. Si sta vedendo, ora, un ritorno forte dei temi ambientali sulla stampa e nelle comunicazioni d’impresa: questo indica che la sostenibilità non è un trend, ma una dinamica strutturale, destinata ad imprimere una direzione alle scelte aziendali e a quelle di consumo di ognuno di noi.

 

La stessa scelta di molti di favorire acquisti di prossimità è una scelta sostenibile. Direi che ci ritroveremo un ambientalismo forte e sempre più sentito in futuro, sia nel marketing che nei comportamenti di consumo, e questo avrà effetto su moltissimi settori: dal food, ai viaggi, ai trasporti.

 

Non ho piena percezione, invece, degli acquisti solidali, ma temo che l’aspetto di condivisione, di supporto ai più “fragili” e di contatto con le situazioni di disagio sociale, sia lungi da essere in primo piano nelle nostre priorità. Ho come l’impressione che la pandemia ci abbia reso più individualisti, chiusi nelle nostre cerchie, meno aperti all’ascolto delle difficoltà degli altri. Questo vuol dire meno spazio e meno attenzione a certi messaggi d’impresa, che prima riuscivano a “smuovere le coscienze”, e questo non è certo un bene.

 

 

Penso alle piccole botteghe, che sono state duramente colpite prima dal Covid e ora da Amazon: è reale la percezione che per tanti di noi che hanno scelto di acquistare online, altrettanti vogliono tornare in bottega? O si tratta di un trend già in cambiamento, che ci porterà sempre più verso il digitale?

 

Come ho detto sopra, dal mio punto di vista, la pandemia ha accelerato dinamiche in atto da tempo. L’Italia era già molto indietro rispetto ai paesi europei sugli acquisti online, e questo gap doveva colmarsi. Attenzione però a pensare che e-commerce voglia dire solo Amazon & co. Anche i piccoli brand, gli specialisti “verticali” e i commercianti con negozio fisico possono (e dovrebbero) proporre una propria vetrina online, ben curata, perché il cliente oggi vuole acquistare dove e quando è più comodo, ma non per forza nei grandi “supermercati digitali”.

 

Ecco perché tutti i brand devono fare questo passo, investire oggi (se non lo hanno fatto prima) nella vendita online e aprire più canali di comunicazione e supporto possibili per il cliente. Lo stesso vale per i negozi di prossimità. Non dimentichiamoci che per molti, il cliente del futuro è digital native. Le persone non entreranno in negozio perché ci passano davanti, ma ci arriveranno perché li hai fatte innamorare prima, con la tua offerta, con la comunicazione, con la curation del prodotto e dei contenuti. Questo è il lavoro da fare per continuare a crescere e per non scomparire.

 

 

Quali sono gli spunti che questo periodo, secondo te, può dare a chi vuole cambiare il proprio approccio al marketing? Cosa dovrebbe aver insegnato questo 2020 alle piccole e medie imprese?

 

Lungi da me impartire lezioni alle imprese. Questo periodo mi ha insegnato ancor di più ad avere profondo rispetto per il coraggio e la forza dei tanti imprenditori che, nonostante le enormi difficoltà, lavorano con grinta e a testa bassa, e guardano al futuro con fiducia.

 

Detto questo, se c’è una lezione che si può trarre è quello che dico da sempre: mantenersi flessibili, fare strategia, pensare sempre agli scenari possibili, adattare il proprio modo di fare business alle evoluzioni di contesto. Le imprese che ne verranno fuori meglio sono quelle che hanno avuto la capacità di adattarsi, fornendo rapidamente nuovi servizi, lavorando in modo efficace da remoto, organizzando le persone e le risorse per continuare a servire la propria clientela al meglio.

 

E poi, se non hai capito adesso che la comunicazione, la cura del contenuto, il branding fatto bene, il corretto presidio dei canali digitali, contano enormemente per le tue possibilità di successo, non so cos’altro debba accadere!


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